L’ Etica di Raffaello

Raffaello Sanzio (1483-1520) apprende nel laboratorio del padre. A Perugia completa la sua formazione artistica nel laboratorio del Perugino. Raffaello porta a compimento gli ideali rinascimentali: perfezione, equilibrio, armonia. Le sue composizioni sono fondate sui principi di perfezione formale. L’ uomo è in armonia con il mondo. I dipinti di Raffaello non sono una fedele imitazione della natura, ma riflettono la bellezza e l’armonia di un mondo ideale.

LA SCUOLA DI ATENE

Raffaello: “La scuola di Atene” 1510 affresco 500×7,70 cm. Stanza della Segnatura Palazzo Vaticano

Questo affresco è stato realizzato nella sala dove il tribunale ecclesiastico effettuava la segnatura: la firma che concedeva il perdono ai condannati. Il soggetto del dipinto è l’antica Grecia. Il pensiero filosofico tenta di dare una spiegazione ai fenomeni che ci circondano. I filosofi sono all’ interno di un grande edificio.

La scena è ambientata in una basilica a croce greca (bracci uguali). L’impianto presenta un’ampia spazialità prospettica: sul fondo si intravede il cielo. Platone (filosofo greco del IV sec. fondatore della scuola di Atene) ed Aristotele sono il centro prospettico della composizione. Platone è rappresentato con le sembianze di Leonardo. Nei gesti contrapposti è racchiusa l’essenza della loro dottrina. Platone solleva il dito in cielo (mondo divino): sede delle idee e della conoscenza. Aristotele, invece, ha il palmo della mano destra rivolto a terra (mondo terreno) poichè per lui il sapere proviene esclusivamente dalla natura e dalla realtà. In questo dipinto molti filosofi hanno le sembianze di artisti.

STILE

Raffaello riassume i valori del Rinascimento: il perfetto rapporto fra architettura e figure e la centralità dell’uomo e l’esaltazione delle sue facoltà intellettuali.

Secondo la critica in primo piano, in basso e al centro è collocato il filosofo Eraclito appoggiato ad un tavolo di marmo che pensa e scrive. Ha lo stesso volto di Michelangelo. Eraclito è malinconico. Raffaello allude al suo tormento creativo. A sinistra seduto vi è Pitagora osserva un libro e scrive delle annotazioni, mentre un alunno gli mostra la lavagna. A destra l’autoritratto di Raffaello, vestito di nero. Accanto a Raffaello vi sono Zoroastro, vestito di bianco e Tolomeo vestito di giallo entrambi con il mondo in mano. Zoroastro e Tolomeo sono considerati i fondatori dell’Astronomia. Accanto a Raffaello vi è il pittore Bramante raffigurato come Euclide (fondatore della geometria) che disegna su una lavagna. Accanto la matematica e filosofa Ipazia figlia del matematico Teone.

In fondo le statue rappresentano rispettivamente Apollo con la lira e Minerva con una lancia ed uno scudo che raffigura la testa di medusa. Sotto la statua di Apollo due rilievi che rappresentano delle battaglie. Questi eventi negativi devono essere guidati dalla razionalità del dio Apollo. Sotto Minerva vi sono due rilievi che raffigurano rispettivamente una donna seduta in trono ed una lotta fra un uomo e un toro. Queste due scene simboleggiano la vittoria dell’intelligenza della dea Minerva contro la bestialità. I medaglioni rappresentano un uomo che guarda in alto ed una donna con il globo in mano.

Raffaello esegue una rappresentazione allegorica relativa alla teologia, scienze, filosofia, giustizia, politica, arte per indicare l’unione tra sapere antico e moderno. La composizione è simmetrica. I colori sono chiari. La luce proviene dal fondo. La scuola di Atene suggerisce la visione di un mondo ordinato in cui i personaggi creano una complessa trama di corrispondenze in un rapporto armonico di proporzioni.

LO SPOSALIZIO

Raffaello: “Lo sposalizio della Vergine” 1504 olio su tavola Pinacoteca di Brera

Lo sposalizio di Maria e Giuseppe avviene in primo piano, con al centro un sacerdote che, tenendo le mani di entrambi, inizia la cerimonia. Vicino Maria vi è un gruppo di donne. Accanto a Giuseppe vi è un gruppo di uomini tra cui uno, che spezza con la gamba il bastone che, non essendo fiorito, ha determinato la selezione dei pretendenti. Maria infatti, secondo i vangeli era cresciuta nel Tempio di Gerusalemme (quindi con uno stile di vita casto, simile a quello delle monache) e quando fu giunta in età da matrimonio venne dato a ognuno dei pretendenti un ramo secco, in attesa di un segno divino: l’unico che fiorì, fu quello di Giuseppe

La disposizione dei personaggi in primo piano non è allineata e con pose rigide e bilanciate, ma è più naturale, con una maggiore varietà delle pose e dei raggruppamenti.

Nell’opera è assente il pathos, tipico di Michelangelo, per lasciare il posto a un’impostazione classica: le figure sono legate da una vaga e poetica malinconia in cui nessuna espressione è più caricata di altre, nemmeno quella del pretendente che spezza il ramo in segno di rancore.

Lo sfondo è occupato da una piazza con un pavimento lastricato con grandi riquadri, al termine della quale si trova un edificio a pianta centrale. Alcuni gruppetti di figure, senza un particolare significato, popolano la piazza per dare un senso quotidiano e per scandire la profondità spaziale con le loro dimensioni.

Per Raffaello il tempio è il centro ottico, nonché il fulcro di tutto lo spazio, che si sviluppa in maniera circolare attorno ad esso, fino a coinvolgere il paesaggio di colline. Inoltre Raffaello lo solleva maggiormente rispetto alla piazza, grazie all’orizzonte più alto, e lo allontana aumentando il digradare delle lastre pavimentali, in modo che non incombesse gravoso sulle figure in primo piano. Il tempio collocato in fondo aumenta la tridimensionalità. La scena è simmetrica: il prete divide in due parti uguali la scena che ha anche lo stesso peso. I colori sono prevalentemente chiari. La luce proviene dal fondo.

LA MADONNA SISTINA

Una tenda verde scostata rivela una stupefacente manifestazione mariana, tra i santi Sisto Papa cattolico e S. Barbara (uccisa dal padre poichè ha lasciato la religione politeista per la religione cristiana). Maria, infatti, scende da un letto di nubi (composte da una miriade di teste di cherubini) e, con Gesù in braccio, mentre guarda direttamente verso l’osservatore. Il moto, più che dalla disposizione delle membra, è suggerito dalla caduta delle pieghe della veste. Anche i due santi accentuano, con i loro gesti, il momento teatrale indicando e guardando verso l’esterno, come se fosse presente un’invisibile folla di fedeli. In basso, il bordo inferiore è trattato come un vero parapetto, dove S.Sisto ha appoggiato la corona papale e, al centro, si affacciano due angioletti pensosi.

Non ha precedenti il rapporto così diretto e teatrale tra la divinità e il fedele, che diviene a pieno diritto un elemento fondamentale della rappresentazione, alla cui presenza alludono in maniera esplicita i santi. Non si tratta di una visione del divino da parte dei devoti, ma del divino che appare e va verso i devoti. Il Bambino è come offerto alla devozione, prefigurando anche il suo sacrificio per la salvezza dell’umanità.

Il vestito di Maria è semplice e senza ornamenti, ma circondata dalla luce. L’ umanizzazione della divinità è riscattata dalla bellezza sovrannaturale di rara perfezione e dai sentimenti adulatori che circondano la sua apparizione.

La scena è simmetrica la Madonna e Gesù dividono in due parti uguali la scena. I colori dominanti sono intonati a una tavolozza fredda, ravvivata da zone di giallo e di rosso. La luce è sia frontale che dal fondo.

LA VELATA

Su uno sfondo scuro una giovane donna è ritratta a mezza figura, voltata di tre quarti. Il titolo tradizionale deriva dal capo velato, che suggerisce un’associazione con la Madonna. La testa ricoperta dal velo era prerogativa delle donne sposate con figli. Il braccio sinistro è appoggiato su un ipotetico parapetto appena sotto il bordo inferiore del dipinto, mettendo ben in evidenza la manica ampollosa, dove la seta crea profonde pieghe e riflessi lucidi di straordinaria qualità, con preziose variazioni di bianco su bianco.

Grande cura è riposta anche nella rappresentazione della camicia increspata sul petto, evitando qualsiasi schematismo. Il volto, dalle linee purissime, è incorniciato dalla massa scura dei capelli e dall’ombra del velo. La mano destra è portata al petto, un gesto teatrale che di solito indicava la devozione religiosa.

I ricami dorati, la collana con smalti, il diadema con pendente di pietre preziose e con una perla sono indizi dell’alto status sociale della donna raffigurata. Il gioiello, un pendente con un rubino e uno zaffiro che termina con una perla, spesso un dono di fidanzamento o di matrimonio. I colori sono caldi con prevalenza di giallo. La luce è laterale, proviene da destra.

PAPA LEONE X

Raffaello: “LeoneX” 1518 olio su tavola Uffizi (Firenze)

Il papa, vestito con il mantello e una veste di velluto bordata di pelliccia e riccamente decorata, è seduto a un tavolo coperto da un drappo rosso sulla sedia camerale sul cui pomello si vede un riflesso della finestra e della stanza. La composizione si svolge in diagonale, anziché di profilo o frontalmente e il papa non è ritratto in maniera impostata, ma intento alla lettura, appena interrotta, di un prezioso libro d’ore, lente d’ingrandimento alla mano, vicino a una campanella riccamente ornata a cesello, usata per chiamare i servitori. Gli oggetti sul tavolo alludono senza dubbio ai gusti raffinati del Papa mecenate.

Dietro di lui stanno due cardinali suoi cugini, in assenza di azione che accentua il carattere “storico” della rappresentazione. Il ritratto acquisì quindi poco dopo anche il valore di esaltazione dinastica. I protagonisti dimostrano una notevole familiarità, con il gesto del cardinale che poggia le mani sullo schienale della sedia e guarda direttamente l’osservatore.

Il ritratto del papa è altamente individuato nella fisionomia, come il volto tondo e dal mento gonfio, il naso grande e arcuato, lo sguardo intenso, rivolto a un punto indefinito nella stanza, i solchi ai lati della bocca.

Il punto di vista è leggermente rialzato e il taglio del tavolo dai bordi del dipinto creano un effetto particolarmente innovativo, che evidenzia le direttrici diagonali. L’ effetto è quello di uno spazio aperto che prosegue in tutte le direzioni, coinvolgendo al massimo l’ osservatore che si trova vivamente partecipe alla scena.

I colori si basano su una stupenda “sinfonia dei rossi”, dal purpureo del velluto, alle sete cardinalizie dai toni accesi, fino allo scarlatto del drappo lanoso sul tavolo e alla tinta sanguigna delle frange e della stoffa sulla sedia. La luce è frontale.

L’ atmosfera pacata ma allusiva al potere papale e allo splendore della sua corte e l’armonia dell’intera composizione fanno di questo dipinto una delle opere più significative e ammirate degli ultimi anni di Raffaello.

CONFRONTI: Leonardo, Raffaello, Michelangelo. “Madonna del Garofano”, “Madonna con Gesù e S.Giovannino”, “Tondo Doni”.

Leonardo: “Madonna del garofano” 1473 olio su tavola Monaco di Baviera

In una stanza scura, illuminata da due bifore sullo sfondo aperte sul paesaggio, si trova Maria in piedi, rappresentata a mezzobusto, davanti a un parapetto su cui sono appoggiati un vaso vitreo con fiori, un ampio lembo del manto della Madonna e su un soffice cuscino: Gesù Bambino.

Maria, dall’espressione leggermente malinconica, guarda il figlio e gli porge un garofano rosso, il cui colore ricorda il sangue della Passione (Crocifissione e Resurrezione) ma anche del matrimonio mistico tra Cristo e la sua Chiesa. Il Bambino, seduto, allunga le mani verso il fiore, quasi contorcendosi, ma il suo sguardo è assente, verso il cielo, quasi a simboleggiare l’accettazione della sua tragica sorte.

La Vergine è riccamente abbigliata, con una veste rossa di tessuto leggerissimo, forse seta, e un mantello azzurro foderato di giallo che le lascia scoperte le maniche, producendo alcune ampie pieghe. Il mantello è chiuso sul petto da una spilla a medaglione con al centro una corniola rossa (anch’essa, per il suo colore, simbolo del sangue) circondata da perle. La sua acconciatura è elaborata, con trecce che incorniciano la fronte e reggono un velo semitrasparente, dal quale ricadono riccioli dorati ai lati del volto.

Il paesaggio, in lontananza oltre le finestre, è articolato su più piani e mostra una serie di montagne che sfumano nella foschia in una luce chiarissima.

STILE

I protagonisti affiorano dalla penombra colti da una luce frontale, che ne enfatizza la monumentalità, senza difetti di rigidità: a tal proposito si noti come affonda dolcemente la mano di Maria nella tenera schiena del figlio.

Alcune evidenti derivazioni da Verrocchio confermano l’appartenenza dell’opera alla fase giovanile del pittore: l’impianto compositivo, la delicatezza quasi trasparente degli incarnati, la sobria ma realistica gestualità tra madre e figlio, nonché la base su cui si trova il vaso, decorato da girali.

LA MADONNA DI RAFFAELLO

Raffaello: “La Madonna della seggiola” 1514 olio su tavola Galleria Palatina Firenze

Descrizione

L’opera mostra Maria seduta su una sedia, da cui il nome, di tipo camerale. Essa si volta, con il Bambino stretto in un tenero abbraccio, verso l’osservatore. A destra S.Giovannino che rivolge un gesto di preghiera a Maria, affiorando dal fondo scuro.

La Madonna solleva una delle due gambe, coperte da un drappo azzurro, scivolando quasi in avanti, in modo da creare un ritmo circolare che sembra voler suggerire il dondolio. Essa china il capo verso il figlio, facendo toccare le due teste, e creando una situazione di dolcezza materna. Dietro la bellezza formale vi è uno schema compositivo geometrico, basato su linee curve. I volti della Madonna e di S. Giovannino sono voltati di 3/4, invece, il volto di Gesù è in posizione frontale. La luce è frontale. I corpi non sono michelangioleschi, ma di proporzioni e dimensioni maggiori.

Estremamente curati sono i dettagli, che ne fanno un’opera di grande ricercatezza formale. Dal brillare delle frange dorate sullo schienale della sedia, ai ricami sullo scialle della Vergine, fino allo studiato accostamento di colori caldi e freddi (blu, verde, rosso, giallo) che fanno dell’opera “indubbiamente uno dei maggiori capolavori dell’arte rinascimentale”.

IL TONDO DONI

Michelangelo: “Tondo Doni” 1503 tempera su tavola Uffizi (Firenze)

PERSONAGGI PRINCIPALI

La Sacra Famiglia è composta come un gruppo scultoreo al centro del tondo: la Madonna in primo piano, si volta per dare Gesù a Giuseppe, inginocchiato dietro di lei. Maria ha smesso di leggere il libro che ora è chiuso e abbandonato sul suo manto.

Gesù gioca con i capelli della mamma, quest’ultima, ha da poco chiuso il libro che stava leggendo (il testo simboleggia probabilmente le profezie legate alla prematura morte di Gesù), per giocare con il bambino. Degna di nota è la torsione di Maria, la quale trasmette un senso di movimento completamente innovativo.

Spostando lo sguardo in secondo piano, è possibile notare sulla destra S. Giovanni Battista, mentre ancora più dietro si trovano diversi ignudi, appoggiati a delle rocce; ad incorniciare questi gruppi c’è un ambiente naturale costituito da un lago, un prato e delle montagne. Per rendere ancor più vivace l’intera composizione del Tondo, c’è il netto contrasto tra l’andamento orizzontale in secondo piano e quello verticale della Sacra Famiglia in primo piano.

PERSONAGGI SECONDARI

In secondo piano, emerge dalla cavità con un muretto grigio, S. Giovanni Battista e più lontano una fascia di ignudi appoggiati a una serie di rocce spezzate. Sullo sfondo, infine, si vede un paesaggio definito sinteticamente, con un lago, un prato e montagne che sfumano in lontananza davanti a un cielo azzurro. S. Giovannino collega il mondo pagano con il mondo cristiano.

L’andamento orizzontale dello sfondo contrasta con la composizione verticale e ascendente delle figure in primo piano, bilanciandola e rendendo più dinamico l’insieme.

I colori sono vivaci e luminosi. I corpi sono trattati in maniera scultorea, chiaroscurati. Michelangelo riteneva che la più grande pittura fosse quella che maggiormente si avvicinava alla scultura, quella che possedeva il più elevato grado di plasticità possibile.

LA PROSPETTIVA

Il punto di vista che Michelangelo scelse per rappresentare gli ignudi è frontale e ribassato, diversamente da quello che adotta per il gruppo centrale, visto dal basso, col muricciolo orizzontale che cela il divario. Guardando a tali direttrici ci si accorge chiaramente come un tale schema sia differente con quello delle figure in primo piano.

Questa scelta figurativa, sicuramente voluta, è legata alla volontà, da parte dell’autore, di conferire monumentalità alla Sacra Famiglia, ma anche di differenziare le zone figurative contrapposte per significato.

LEONARDISMI

Nonostante alcune analogie compositive con opere di Leonardo quali il forte legame e l’accentuata interazione tra le figure, la stesura pittorica si oppone allo sfumato di Leonardo. Nonostante tutto Michelangelo riesce lo stesso a raggiungere effetti atmosferici, velando ove necessario la cromia, che sottolinea una certa trasparenza.

INTERPRETAZIONE

Il Tondo Doni racconta la storia della religione cristiana e riprende la concezione filosofica. L’ anima e l’intelletto sono uniti. Michelangelo rappresenta questo mondo sullo sfondo che da origine alla nostra cultura e religione, i pagani sono raffigurati con dei nudi per rappresentare il sopravvento che il corpo prende sull’anima e l’intelletto. In primo piano c’è il mondo biblico con la Madonna e San Giuseppe che disposti a spirale portano in alto Gesù come Messia.

LA CORNICE

La cornice originale venne forse disegnata dallo stesso Michelangelo. Tra i vegetali intrecciati e composti emergono cinque teste, che guardano verso il dipinto, raffiguranti Cristo in alto al centro, profeti e sibille.

DIFFERENZE

  • 1 IL FONDO: il paesaggio di Leonardo è caratterizzato dalla prospettiva aerea (avvolto dalla nebbia poichè l’aria è dipinta). Il paesaggio di Michelangelo è trasparente, ma chiroscurato. Il fondo di Raffaello di solito naturalistico e classicheggiante è scuro quasi assente.
  • 2 I VOLTI: il volto sereno della Madonna di Leonardo osserva Gesù che gli un regalo. Il volto ansioso della Madonna di Michelangelo osserva Gesù. Il volto curioso della Madonna di Raffaello guarda l’osservatore. S. Giovannino è assente nel dipinto di Leonardo. Nel dipinto di Michelangelo osserva la Sacra Famiglia ed è un intermediario fra il mondo pagano e il mondo cristiano. Nel dipinto di Raffaello S. Giovannino prega la Madonna.
  • 3 I COLORI: nel dipinto di Leonardo i colori della scena sono scuri e ombreggiati. Invece i colori del paesaggio sono sfumati. Nel dipinto di Michelangelo i colori sono vivaci e luminosi. Nel dipinto di Raffaello i colori sono maggiormente contrastanti: rosso-verde, arancione-blu (complementari). Inoltre i colori del primo piano risaltano in confronto al nero dello sfondo.
  • 4 COMPOSIZIONE: la scena di Leonardo esprime tranquillità. La scena di Michelangelo è caotica. La scena di Raffaello esprime devozione. La prospettiva nel dipinto di Leonardo è data, soprattutto, dal paesaggio in fondo. Nel dipinto di Michelangelo la prospettiva è data, soprattutto, dalla prospettiva geometrica con la divisione dei muretti. Nel dipinto di Raffaello la prospettiva è data, soprattutto, dalle dimensioni delle figure

SIMILITUDINI

  • Stesso soggetto
  • La Madonna non è rappresentata come la Regina dei cieli, ma come una madre terrena
  • Espressività dei volti