La città ideale

“La città ideale” XV sec. tempera su tavola Urbino, Galleria Nazionale delle Marche

Nel 400 nasce la prospettiva, infatti si elabora un metodo scientifico per rappresentare la realtà. Attraverso le regole matematiche si stabiliscono i criteri della prospettiva lineare. La prospettiva è un sistema di linee che permettono di rappresentare, su una superficie piana spazi ed oggetti tridimensionali. Le linee di profondità parallele tra loro convergono in un punto di fuga situato di fronte all’ osservatore. L’ immagine prospettica risulta costruita in relazione all’ uomo. I principali fautori della prospettiva sono: Piero della Francesca, Masaccio, Mantegna.

Il tema della città ideale si può dire abbia percorso l’intera storia dell’ umanità urbanizzata. Fin dall’ antichità, soprattutto nell’ umanesimo, la città, dopo il declino dell’ antichità e superato l’interludio feudale e medievale, assume il ruolo centrale, luogo privilegiato entro cui dispiegare l’ agire storico dell’ uomo. “La città ideale” è un dipinto che rappresenta una grande piazza, strade dritte e perpendicolari donando un senso di ordine e perfezione ideale. L’ edificio, centrale a pianta circolare, si ispira agli antichi templi. A destra si può notare il palazzo comunale e sullo sfondo la chiesa. I disegni sul pavimento della piazza e delle costruzioni sono geometrici come le forme cubiche degli edifici. Tutte le linee degli edifici convergono in un unico punto della porta semiaperta del tempio contribuendo a dare l’ idea di profondità.

LA PROSPETTIVA

Il De Prospectiva Pingendi (“Prospettiva del Dipingere”) è un trattato sulla prospettiva scritto da Piero della Francesca. La datazione dell’opera è incerta e in ogni caso, tra gli anni sessanta e ottanta del 400, entro il 1482. Il manoscritto originale, ricco di illustrazioni, è alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.

CONTENUTI

L’opera è divisa in tre parti: il “disegno”, su come dipingere le singole figure, la “proporzione”, ossia come disporle nello spazio, e il “colore”, su quali colori usare. Il saggio si concentra sulla seconda parte, esaminando la proiezione delle superfici, dei corpi geometrici e dei volumi più complessi, come le parti del corpo umano, indagate cercando un fondamento scientifico della loro rappresentazione.

La trattazione, scevra da orpelli filosofici e teologici, è focalizzata sugli aspetti matematico-geometrici, con specifiche applicazioni pratiche, con uno stile sobrio e chiaro. Per questo Piero della Francesca può essere definito a buon diritto uno dei padri del disegno prospettico.

A partire da queste opere Leonardo da Vinci scrisse poi il Trattato della Pittura.

LA PALA DI BRERA

Piero della Francesca: “Pala Montefeltro” XV sec. tempera su tavola 250×170 cm. Pinacoteca di Brera (Milano)

Il dipinto rappresenta una Sacra Conversazione, è denominato Pala poichè di solito il dipinto viene collocato sull’ altare. Questa pala è stata commissionata a Piero della Francesca dal Duca di Urbino: Federico da Montefeltro, per celebrare la nascita del figlio Guidobaldo, in seguito alla morte di parto della moglie.

La scena si svolge all’ interno di una chiesa. L’ ambiente elegante è corredato da cornicioni, volte a botte cassettonate, lesene, archi ed una grande conchiglia nel catino absidale. Al centro la Madonna in posizione frontale con un’ espressione assorta, in preghiera; sulle sue ginocchia Gesù bambino addormentato. Il corallo rosso ha una funzione apotropaica ossia allontana il male. La Madonna e Gesù sono collocati su un gradino più alto rispetto agli altri. Ai loro piedi il Duca con un’ espressione di devozione, prega la Madonna chiedendo protezione durante le battaglie. Intorno vi sono i Santi: S. Giovanni Battista con il bastone, S. Bernardino da Siena, S. Girolamo con il sasso sul petto (sinistra), S. Francesco mostra le stimmate, S. Pietro da Verona con il taglio sulla testa, S. Giovanni Evangelista con il tipico mantello rosso (destra). Non sono pervenute notizie sulle quattro donne in fondo, molto probabilmente sono delle nobildonne conosciute dai Montefeltro. In alto l’ uovo che secondo i miti orientali simboleggia la nascita. La conchiglia secondo la mitologia greca simboleggia la resurrezione. La luce è diffusa. I colori sono brillanti.

Lo spazio architettonico è costruito seguendo le regole della prospettiva centrale. La struttura del dipinto è piramidale. Il punto di fuga è collocato in corrispondenza del volto della Madonna. Il filo al quale è attaccato l’ uovo segna l’ asse verticale di simmetria, mentre l’ uovo segna il centro dell’ arco absidale.

LA FLAGELLAZIONE DI CRISTO

Piero della Francesca: “Flagellazione di Cristo” tempera su tavola Urbino, Galleria Nazionale delle Marche

La scena si svolge in un tempio. Il dipinto è diviso in due parti: a destra in primo piano è all’ aperto vi sono tre figure durante una conversazione. In secondo piano un paesaggio con edifici. In fondo a sinistra la scena sulla flagellazione di Gesù alla quale tutti noi possiamo partecipare. Gesù Cristo alla colonna simboleggia le sofferenze della chiesa cristiana. La luce proviene dall’ alto. La luce dona volume alle figure. I colori sono luminosi.

CRITICA

Chi sono i personaggi della scena? per alcuni critici centralmente è situato il fratellastro di Federico da Montefeltro: Oddantonio ucciso da una congiura. Secondo altri critici potrebbe essere Guidobaldo il figlio di Federico. Secondo la tesi più accreditata il personaggio al centro è Bonconte fratello di Guidobaldo e figlio di Federico, morto di peste. Quindi potrebbe esserci un parallelismo fra la morte di Gesù Cristo e la morte del personaggio rappresentato. Ai lati vi sono due umanisti consiglieri della crociata contro i turchi. Il primo con l’ abbigliamento classico del tempo, il secondo ha un abbigliamento orientale. Loro simboleggiano rispettivamente la chiesa cristiana e la chiesa turca. A sinistra vi è seduto l’ imperatore bizantino, accanto in piedi e voltato di spalle il politico romano Ponzio Pilato. Vicino Gesù sono presenti i due flagellanti, sulla colonna la statua di Apollo.

LA PROSPETTIVA DEL DIPINTO

Tutte le figure sono inserite in uno spazio costruito con la prospettiva. La scena è asimmetrica, infatti la colonna la divide quasi in due parti uguali. In fondo a sinistra un’ altra colonna divide a sua volta la scena in due parti quasi uguali. Le colonne sono composite. La pavimentazione è suddivisa in grandi quadrati e strisce di marmo. La colonna su cui si appoggia Gesù è collocata all’ interno di un grande cerchio di marmo nero. Il soffitto è cassettonato.

“Punto di fuga”

Per aumentare la volumetria dei personaggi la linea d’ orizzonte (divisione piano inferiore e piano superiore: cielo e terra) è collocata in basso. Tutte le linee di profondità convergono nel punto di fuga.

IL BEATO ANGELICO

Beato Angelico è un artista fiorentino che interpreta il mondo in chiave religiosa. La caratteristica più rilevante della dell’ arte di Beato Angelico è la luce chiarissima che da un lato richiama la contrapposizione all’ oscurità medievale, dall’ altro costruisce le figure ed esalta il colore. Infine la narrazione assume un tono aulico.

ANNUNCIAZIONE

Beato Angelico: “Annunciazione” Museo di S. Marco (Firenze)

La scena è ambientata in un convento, rappresenta il saluto fra l’ arcangelo Gabriele e la Madonna. L’ angelo è rappresentato di profilo, Maria è voltata di 3/4. Il saluto incrociando le mani sul petto è un antico cerimoniale bizantino. La luce è frontale. I colori sono chiari e luminosi.

La scena è simmetrica: divisa in due parti uguali dalla colonna centrale. Le colonne sono ioniche e composite. La profondità è data dalla successione di arcate. Le arcate esterne sono a tutto sesto. Le arcate interne sono a sesto acuto. La prospettiva è centrale: le linee convergono nel punto di fuga.

Le due figure sono posizionate lungo una direttrice diagonale.