L’umanesimo

L’arte nel 400 mette al centro di tutto l’uomo. Infatti la figura umana è considerata misura ideale di tutte le cose poichè l’ uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Gli uomini sono finalmente al centro dell’universo, fuori dall’oscurità medievale e sicuri del proprio talento, della propria razionalità e quindi del proprio destino. Nei centri si afferma sempre più la borghesia. Nascono i committenti laici che richiedono agli artisti delle opere d’arte mitologiche o celebrative. L’arte non è più dominio esclusivo del clero. Le città sono sotto il dominio di ricche famiglie: le signorie. Firenze sotto la signoria dei Medici, Milano con gli Sforza, Urbino con i Montefeltro.

LA PRIMAVERA

S. Botticelli: “La Primavera” XV sec. tempera su tavola 203×314 cm. Uffizi (Firenze)

Questa scena rappresenta la primavera: un’allegoria in cui Botticelli rappresenta le idee mediante figure e simboli. Secondo la filosofia diffusa alla corte di Lorenzo il Magnifico l’arte deve raffigurare l’ideale di un mondo perfetto. Il dipinto va letto da destra a sinistra.

“Zefiro e Clori”

A destra Zefiro il dio del vento afferra la ninfa Clori trasformandola in Flora dea della Primavera con il compito di spargere i fiori. Flora è la dea che simboleggia la primavera: “Io sono la ninfa greca Clori sposa di Zefiro” (la C è stata trasformata in F).

“Flora”

Venere la dea della bellezza è il simbolo dell’amore sacro, situata al centro, separa l’amore terreno dall’amore spirituale; sulla sua testa vola Cupido il dio dell’amore bendato pronto a scoccare la freccia per fare innamorare Mercurio. Così come la natura rinasce con l’arrivo della primavera allo stesso modo l’umanità può rinascere sotto la guida della bellezza e purezza di Venere.

“Venere”

Le tre grazie che danzano rappresentano le virtù di Venere: la bellezza del corpo, della testa, dell’anima.

“Tre Grazie”

Mercurio è il messaggero degli dei, rappresenta la contemplazione, muove le nuvole con il caduceo: scettro alato con due serpenti intrecciati.

“Mercurio”

Sandro Botticelli per creare il dipinto si è ispirato alle favole greche e latine. Secondo alcuni critici l’opera d’arte simboleggia i mesi: Febbraio (Zefiro), Marzo (Flora), Aprile (Venere), Maggio, Giugno, Luglio (Tre Grazie), Agosto (Mercurio), Settembre (Cupido). Secondo altri critici l’allegoria sottolinea il trionfo della Filologia (Venere), la disciplina che studia varie culture. Indipendentemente dal significato tutto è idealizzato.

COMPOSIZIONE

La scena è simmetrica, Venere divide la composizione in due parti uguali. Tutte le figure sono unite idealmente da una linea ondulata e ritmata. La linea è l’elemento espressivo dominante. Inoltre tutte le figure sono in primo piano tranne Venere in secondo piano. I volti sono in sovrappensiero e malinconici. La luce è diffusa e filtra attraverso gli alberi. I colori sono chiari e sfumati. La linea è la protagonista del dipinto, ed è fluida, continua, descrive i contorni delle figure e le pieghe dei vestiti. Sullo sfondo alberi di arance e alloro.

Esercizio: creare la corona di fiori.

PALLADE E IL CENTAURO

Sandro Botticelli: “Pallade e il centauro” 1482 tempera su tela 207×148 cm. Uffizi di Firenze

Sullo sfondo di una grossa roccia scheggiata, che rivela a destra un ampio paesaggio lacustre, Pallade, la “giovane” dea Atena (dea della guerra), sta in piedi armata con alabarda vestita di stoffe ornate e ricami coi tre o quattro anelli di diamante incrociati e con il motto “Deo amante” (“A Dio devoto”). La fede è formata da ragione, sentimento, spirito. Pallade tiene con la mano destra un centauro per i capelli, armato di arco, che sembra ammansirsi al gesto della dea.

L’interpretazione della scena, come per altre opere di Botticelli, è incerta e probabilmente si basa su molteplici livelli di lettura. In base al pensiero filosofico, la scena potrebbe essere considerata come l’Allegoria della Ragione, di cui è simbolo la dea che vince sull’istintualità raffigurata dal centauro, creatura mitologica per metà uomo e per metà cavallo. Altre letture simboliche hanno parlato del contrasto tra Umiltà e Superbia, Istinto e Ragione.

È stata però proposta anche un’altra lettura in chiave politica del dipinto, che rappresenterebbe sempre in modo simbolico l’azione diplomatica svolta da Lorenzo il Magnifico in quegli anni, impegnato a negoziare la pace con il Regno di Napoli per scongiurare la sua adesione alla lega antifiorentina promossa da Sisto IV. In questo caso, il centauro sarebbe Roma e la dea la personificazione di Firenze, mentre sullo sfondo si dovrebbe riconoscere il Golfo di Napoli. Questa interpretazione giustificherebbe la corona e la decorazione della veste della dea con rami d’ ulivo, notoriamente simbolo di pace.

STILE

La composizione è improntata a una notevole eleganza, con ritmi lineari e un gioco di vuoti e pieni tra le figure e la quinta rocciosa, che si autobilanciano. Il peso maggiore è a sinistra poichè vi è un grande edificio. Per Botticelli la linea di contorno non è il mezzo per rappresentare dinamicità di movimento, ma piuttosto un tramite per esprimere valori anche interiori dei personaggi. I colori non sono abbastanza luminosi. La scena è in controluce infatti la luce proviene dal fondo, tuttavia parte della luce è frontale. Grande attenzione è riposta nel calibrare i gesti e le torsioni delle figure.